Quando vendere un’azione? Gli 8 casi in cui bisogna vendere.

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6 minuti

Una delle decisioni più difficili per gli investitori è decidere quando vendere un’azione. É salita troppo, è scesa troppo, oggi vedremo gli 8 casi in cui bisogna vendere un’azione (o un ETF).

Alla domanda tipica degli investitori alle prime armi che chiedono consigli su quando comprare o vendere un’azione la risposta sarcastica è sempre la stessa: “compra basso e vendi alto”.

In realtà comprare al momento giusto e vendere al momento giusto sono i requisiti essenziali per realizzare un guadagno. Nel precedente articolo abbiamo visto Come si comprano le azioni. Oggi ci focalizzeremo sul secondo aspetto: Quando conviene vendere un’azione?

Lo scenario più comune

L’acquisto di un titolo è relativamente facile, ma venderlo è solitamente una decisione molto più difficile da prendere. Se vendi troppo presto e il titolo sale, rischi di lasciare guadagni sul tavolo. Se vendi troppo tardi e le azioni precipitano, allora molto probabilmente chiuderai quel trade in perdita.

Ma allora cosa deve fare un investitore per capire quando vendere un’azione?

Quando vendere un’azione? – Il caso Peloton

Ecco uno scenario fin troppo comune: acquisti un’azione Peloton in pieno boom a 60$con l’intenzione di venderle se raggiunge $90. L’azione raggiunge i 100$ del resto con il mondo in pieno lockdown, tutti acquistano attrezzature sportive domestiche.

Hai raggiunto il tuo obiettivo, non guardi neanche i fondamentali del titolo ma ormai ti senti Gordon Gekko e decidi di resistere ancora un pò… Il titolo raggiunge i 160 dollari e l’avidità supera la razionalità. Improvvisamente, il prezzo delle azioni torna a $50. Dici a te stesso di aspettare fino a quando non raggiunge di nuovo il punto di pareggio. Questo non succede mai!

Alla fine soccombi alla frustrazione e vendi in perdita quando raggiunge i $12,94 (oggi).

L’avidità

In questo scenario, si potrebbe dire che l’avidità e l’emozione hanno superato il giudizio razionale. La perdita è stata di 48$ ad azione e ciò fa ancora più male se pensi che avresti realizzato un profitto di $40 se ti fossi attenuto al tuo piano originario.

Se in qualche modo ti sei rivisto in questo scenario, tranquillo! Ci siamo passati tutti… Ora però vediamo come ridurre le probabilità che ciò si riverifichi in futuro. Cerchiamo di capire quando vendere un’azione? Gli 8 casi in cui bisogna vendere.

Quando vendere un’azione?

In generale, ci sono alcune ragioni intrinseche per vendere un’azione. Tali ragioni sono strettamente legate a quello allo stesso titolo mentre altre sono legate ai mercati in generale (ragioni estrinseche).

A noi non interessa tanto fare una distinzione tra le “2 ragioni”, del resto questa è una guida pratica, non il materiale per un esame universitario. A noi interessa capire il momento esatto in cui dovresti vendere un’azione.

Gli 8 casi in cui dovresti vendere un’azione:

  1. Acquisto in hype: In questo caso la stessa decisione di acquisto è stata un errore: Tutti ci siamo imbattuti in questa situazione ad un certo punto. Abbiamo visto quel titolo (o una crypto, un ETF settoriale o molto probabilmente una penny stock) ottenere guadagni a doppia cifra su base giornaliera e ci siamo cascati. Siamo caduti nella tentazione di emettere quel maledetto ordine (probabilmente a mercato) di acquisto. Appena siamo entrati noi però, il rally è finito, tutti prendono profitto e il titolo crolla. La migliore soluzione a questo punto è vendere le azioni, accettare una perdita sull’operazione e portare a casa la lezione. In futuro, di certo ci penseremo 2 volte prima inseguire ciecamente i “titoli caldi” perché alla fine molto probabilmente ci bruceremo;
  2. Se sale troppo “vendi e pentiti”: Vendere un’azione semplicemente perché è aumentata drasticamente di prezzo non è sempre la migliore strategia. Immagina chi ha venduto Amazon a 1$ nel 2003 dopo averla acquistata a 0,90$ poche settimane prima… Di certo è successo e di certo chi lo ha fatto si sta ancora mangiando le mani. A Wall Street si dice “fai correre i guadagni e taglia perdite“. Ok, tutto molto bello ma non è sempre così. In alcuni casi, come nel caso di Amazon, Apple, Microsoft, ecc… gli aumenti di prezzo possono essere giustificati dai fondamentali sottostanti della società (ad esempio, le vendite e/o gli utili potrebbero crescere più rapidamente delle aspettative degli investitori). Ma in altri casi, il prezzo potrebbe aver registrato guadagni esponenziali puramente per speculazione o per altri motivi come voci di un’acquisizione o semplicemente un short squeeze organizzato su Reddit. Vedi le memestock GameStop (GME), Bed Bath & Beyond (BBBY), and AMC Entertainment (AMC). In tali casi faresti bene a fare qualche ricerca per capire il motivo dei guadagni azionari. Personalmente suggerisco di fare un’analisi fondamentale dell’azienda anche se si tratta di una growth stock. Se dai risultati vedi che il rialzo non è supportato dai numeri o dalle prospettive allora “vendi ora” e “pentiti” (magari) se il prezzo continua a salire. Alla fine tutti i nodi verranno al pettine e se hai fatto bene i tuoi compiti, stai certo che alla fine avrai venduto molto più in alto del fair value del titolo. Se non hai la minima idea di cosa sia l’analisi fondamentale di un titolo te lo spiego subito. É quell’attività che dallo studio dei bilanci si propone di calcolare il valore equo di una società. In pratica ci dice se un titolo è sopravvalutato, sottovalutato o equamente valutato dal mercato.
    L’analisi fondamentale nel corso del Boss – 11 lezioni + 2 modelli extra

    Ovviamente se dalla tua analisi calcolerai che il fair value del titolo è maggiore rispetto a quello di mercato allora avrai il via libera per comprare l’azione. L’azione in questo caso è sottovalutata dal mercato. Viceversa se il fair value è minore al prezzo di mercato, allora la società è sopravvalutata dagli investitori e quindi meglio strane lontani, o venderla nel caso in cui la detieni (beato te) in portafoglio. Come vedi dall’immagine precedente nel mio corso sugli investimenti ho dedicato ben 10 lezioni all’analisi fondamentale delle azioni, oltre ad un’intera lezione pratica da 35 minuti. All’interno del corso troverai anche 2 modelli di valutazione precompilati per supportarti nelle tue analisi fondamentali.

     

    Screen di uno dei modelli di valutazione del corso

    Basterà inserire i parametri richiesti (tranquillo, in ogni cella troverai il link che ti porta alla pagina in cui recuperarli) ed i modelli ti restituiranno il valore equo della società oggetto di analisi. Se ti va Accedi alla prova gratuita, non è richiesta la registrazione né la carta di credito, poi se ti sembra tutta fuffa, avrai perso qualche decina di minuti in mia compagnia…

  3. Ribilanciamento del portafoglio: Più i guadagni a breve termine di un singolo titolo “pesano” sul tuo portafoglio complessivo, più devi cominciare ad adottare una strategia. Immaginiamo che tu abbia acquistato 1.000 azioni di un titolo biotech a €5 ad azione quando il tuo portafoglio totale valeva €25.000. Quel titolo costituiva il 20% del tuo portafoglio: 5.000€. Dopo un paio di trimestri quel titolo vale 20€ grazie all’approvazione di un suo farmaco da parte della FDA (Food and Drug Administration). Ora le tue 1.000 azioni valgono ben 20.000€ e quel titolo ora allora rappresenta esattamente il 50% del tuo portafoglio. In questa situazione, potrebbe essere prudente vendere alcune delle tue azioni e portare a casa parte dei profitti. L’idea potrebbe essere quella di vendere 1/4 delle azioni così da incassare l’intero investimento iniziale e lasciar correre le altre. Una strategia più prudente potrebbe invece essere quella di vendere la metà delle azioni. Non esiste una “formula perfetta” ma di certo la posizione va alleggerita. Immagina infatti l’impatto negativo sul tuo portafoglio se il titolo dovesse ritracciare del 20% o del 30%. Un’altra strategia potrebbe essere quella di inserire un ordine stop così da far scattare la vendita solo se il titolo scende sotto un certo prezzo.
  4. Quando il prezzo obiettivo è raggiunto: Ricordi l’esempio di Peloton? Bene… Immaginiamo tu non abbia ancora venduto ed improvvisamente il titolo risale a 60$. Cosa fare?  Se hai promesso a te stesso che avresti venduto il titolo se mai fosse tornato al tuo prezzo di acquisto, scaricalo senza esitazione! Considera che non avresti neanche dovuto mantenere quella schifezza (non mi riferisco a Peloton ma ad un titolo perdente in generale) per così tanto tempo ed ormai sei troppo grande per ricascarci. Vendi e guarda avanti. Per eliminare la componente emotiva dall’equazione, in futuro prendi in considerazione l’utilizzo di un ordine limite, che venderà automaticamente il titolo quando raggiunge il prezzo target. Non dovrai nemmeno guardare quel titolo salire e scendere. Riceverai un avviso quando il tuo ordine di vendita viene piazzato;
  5. Quando i fondamentali si deteriorano: Diciamo innanzitutto che “i fondamentali” di un titolo sono quelle metriche di bilancio, o molto spesso un rapporto tra più voci di bilancio, che ci raccontano lo stato di salute economico, patrimoniale e finanziario (sì, sono 3 cose diverse) di una società. Non per gettare sempre acqua al mio mulino ma ritengo che nessun investitore possa non conoscere questi argomenti quindi considera seriamente l’idea di formarti a tal proposito (anche se non direttamente con il mio corso). I fondamentali di un titolo possono deteriorarsi per una serie di motivi: rallentamento della crescita degli utili e/o dei ricavi, aumento della concorrenza, costi più elevati e quindi margini inferiori, un forte momentum sul titolo che ne ha fatto schizzare il prezzo, ecc… Molto spesso il primo segnale di deterioramento dei fondamentali proverrà dalla relazione trimestrale, o talvolta da una “guidance” debole prima di una relazione sugli utili. Avrai sentito parlare di “profit warning” beh… vuol dire esattamente questo. In tali casi dovresti determinare se il deterioramento dei fondamentali del titolo è temporaneo o permanente ma mi rendo conto che non è sempre un lavoro agevole. In linea di massima possiamo dire che quando ciò accade allora probabilmente è preferibile vendere e poi valutare con calma se riacquistarlo in un secondo momento;
  6. Indizi di crisi da un competitor: A volte (molto spesso a dire il vero) i problemi che interessano un settore specifico possono essere evidenziati quando un’azienda leader in quel settore segnala un mancato guadagno. Se possiedi azioni di una società in quel settore, anche se non necessariamente quella che ha segnalato il problema, considera di venderle a meno che tu non sia abbastanza sicuro che le tue azioni non saranno influenzate dai problemi del settore;
  7. Motivi fiscali: L’investitore potrebbe voler vendere un’azione per registrare una perdita ai fini fiscali. In Italia le wash sale sono legali quindi potresti voler vendere un titolo in perdita così da registrare la minusvalenza e riacquistarlo il giorno dopo. In questo modo avrai sempre il tuo bel titolo in portafoglio ma pagherai meno tasse sui titoli che hai venduto precedentemente in plusvalenza;
  8. Motivi personali: Altri motivi per vendere un’azione potrebbe essere un’esigenza di liquidità. Senza neanche considerare le “ovvie” spese mediche (di certo non puoi morire per non vendere un titolo), mi riferisco alle esigenze che nascono dalle opportunità di investimento alternative. Immagina di aver trovato un immobile super sottovalutato con l’acquirente che ha l’acqua alla gola ed è seriamente motivato a vendere. Fregatene del titolo! Vendi e compra l’immobile per flipparlo e farci il 50% di profitto lordo.

Prima di concludere la rassegna voglio rispondere ad una domanda che gli investitori più attenti si saranno posti:

Conviene mediare il prezzo di un’azione?

Quando un’azione scende ti sarai chiesto anche tu: dovrei venderla o acquistarne di più per abbassare il prezzo medio di carico?

Premesso che non c’è una risposta semplice a questa domanda in quanto dipende da tutta una serie di fattori come il tipo di azione, la tua tolleranza al rischio, gli obiettivi di investimento, l’ammontare del capitale investito, ecc.

Se però mi segui da un po’ sai che tendo ad essere il più pragmatico possibile quindi proverò a darti comunque una risposta definitiva (per citare il famoso gioco a premi):

  • Se l’azione è speculativa e crolla a causa di un cambiamento permanente nelle sue prospettive, allora vendi;
  • Se però si tratta di una blue chip con bilanci in ordine, vantaggi competitivi solidi ma che ha subito una battuta d’arresto temporanea, allora acquistare per mediare il prezzo è certamente una strategia che vale la pena considerare.

In definitiva

Vendere non è mai facile, sia che si venda in profitto, sia che si venda in perdita ma le vendite fanno parte degli investimenti. Non affezionarti ad un titolo, un settore o un tema d’investimento. Alla fine della fiera, sono solo asset che ci servono per il raggiungimento di un obiettivo più grande: ottenere la tranquillità finanziaria per dedicarci alle cose e alle persone a cui teniamo maggiormente.

Questo è il senso di questo nostro “mondo”, per lo meno, questa è la mia interpretazione di questo ambito della nostra vita.

Grazie per l’attenzione

The Investment Boss

 

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